Page 38 - cat-vent_gonnelli-27-4-2012

Version HTML de base

GONNELLI
CASA D’ASTE
36
valuable books and manuscripts - firenze 27 april 2012
luglio 1586 così concepita: «Ricordo questo dì 10 di luglio
come signori Giovanni Maria Cecchi et Alessandro di Carlo
Pitti come compagni della ragione che dice in Giovanni
Lapini de Lanaioli la disdicano conforme alla scritta, et
detto Giovanni l’accetta et in fede del vero io Alessandro
Pitti ho fatto al presente ricordo di mia propria mano questo
dì sopradetto di Firenze» (ASF Carte Ginori Conti, Serie
Pitti 189, c. 34v,
Libro intitolato memoriale ovvero ricordi segnato
di lettera D che principia nel 1583 e termina nel'1588 attenente
alla ragione d’arte di lana contante il Lapini e compagni lanaioli
in tardo con l’interesse di Alessandro del senatore Carlo Pitti
).
Certamente la scrittura impiegata in un libro di conti non è
probante rispetto alla mano elegantissima del nostro codice,
che sembra quasi, per specchio scrittorio ed impostazione,
pronta per una presentazione particolare. o addirittura una
stampa, mentre di quell’Alessandro Pitti nato nel 1564 non si
conosce nessuna opera edita.
Al contrario, del nipote Alessandro (1604-1646), figlio
del fratello Vincenzo, si hanno ampie notizie come ascritto
all’Accademia degli Svogliati e a quella del disegno, partecipe
dell’ambiente galileiano, avendo anche eseguito una
delle tante copie del Trattato delle fortificazioni di Galileo
(autografo del Pitti in Ms. BNCF Gal. 33).
La provenienza e la storia del primo volume (
Libro di
regole et modi di diverse misurationi
) sono completamente
documentate da appropriate fonti, mentre gli altri due testi
manoscritti (
Libro di varie regole et modi da fare oriuoli a sole
e
Libro di regole et modi da fare oriuoli a sole
), senza dubbio
complementari al primo, vengono qui presentati per la
prima volta. Il foglio incollato sul verso del piatto del primo
volume è una ricevuta di mano del prof. Luigi Grisostomo
Ferrucci, nella quale egli dichiara di aver ceduto la proprietà
di questo volume all’attuale possessore l’11 febbraio 1875, per
il tramite di Alarico Carli., al principe Baldassarre Lodovisi
Boncompagni. (Bibliografia per Bonc.: V. Cappelletti, in DBI
s.v.). Quest’ultimo rappresenta una delle figure più insigni per
la storia della scienza nel XIX secolo; egli stesso curatore ed
editore di testi scientifici inediti (Leonardo Pisano, Gerardo
da Cremona ecc.) anche attraverso la tipografia che aveva
fondato a suo spese, instancabile e prodigalissimo raccoglitore
di testi scientifici sia a stampa che manoscritti, dedicò la vita
e le sue ingenti risorse economiche alla costituzione di una
ricchissima biblioteca di carattere scientifico (650 manoscritti
e 20000 volumi a stampa). La raccolta non fu notevole solo
per la sua rilevanza numerica, ma anche e soprattutto per
essere stata appositamente organizzata attorno a un unico
tema, configurandosi in tal modo non come la semplice
collezione di un appassionato bibliofilo, ma come uno
strumento di studio per la storia della scienza.
Risiedendo a Roma, per la sua continua ricerca di fonti
documentarie il principe Boncompagni si serviva di aiutanti
e consiglieri, tra cui uno dei più fidati e assidui fu in Firenze
Alarico Carli; cfr. su A. Carli: Pietro Gori,
Alarico Carli. Un
galantuomo, un valentuomo, un poeta., un patriota.
Firenze:
Tip. Piccini, 1900. Il Carli, allievo del Bezzuoli all’Accademia
di Belle arti di Firenze, studia anatomia e prospettiva; egli
stesso pittore e miniatore, fervente patriota, partecipa alla
battaglia di Montanara nel ‘48. Al termine della prima
guerra di indipendenza, riprende la sua attività di pittore
ritrattista: il fratello Evandro, che aveva cominciato a lavorare
per il Boncompagni, lo presenta al principe per eseguire
una miniatura su un frontespizio. Dalla subitanea stima
suscitata nel nobiluomo, nasce una duratura collaborazione
estremamente proficua per gli interessi di questi. Nelle 6000
lettere che costituiscono il carteggio Carli-Boncompagni
conservato per volontà della famiglia Carli nella Biblioteca
Nazionale di Firenze, è documentata la quasi quotidiana
comunicazione fra i 2, dettata dall’esigenza costante del
principe di raccogliere in ugual misura segnalazioni e
pareri sui continui acquisti effettuati per la sua biblioteca
e informazioni bibliografiche, soprattutto riguardo agli
scritti Galileiani, sui quali proprio in quegli anni il Carli
lavorava con Antonio Favaro sull’allora costituendo fondo
galileiano della Biblioteca Nazionale di Firenze per conferigli