23 TUTTI I LOTTI SONO RIPRODOTTI NEL SITO WWW.GONNELLI.IT GONNELLI CASA D’ASTE CASA D’ASTE Il prezzo della pace tra il Papa Sisto IV e la Firenze di Lorenzo de’ Medici dopo la congiura dei Pazzi 35. Vespucci Guidantonio Lettera autografa firmata Guidantonius Vespucci orator florentinus, inviata a Pierfrancesco Gaddi presso il Re di Francia. Datata Roma 19 marzo 1480. Manoscritto a inchiostro bruno. 1 bifolio, scritte 3 pagine (scritte 70 righe in totale). Testo italiano e latino. Al verso della seconda carta il nome del destinatario: Magnifico Francisco de Gaddis oratori fiorentino Dignissimo Apud Regem Francorum. Sigillo in carta conservato. Dimensioni: 300x220 mm. Guidantonio di Giovanni Vespucci (1436-1501) fu giureconsulto famoso e uomo di ingegno e destrezza singolare, come scrisse Guicciardini. Fidatissimo di Lorenzo il Magnifico, fu suo ambasciatore a Roma presso Papa Sisto IV e a Parigi presso Luigi XI. Vespucci scrive a Francesco Gaddi (1441-1504), sovrintendente della Cancelleria dei Dieci di Firenze e uomo di fiducia di Lorenzo, che nel 1478 lo nominò oratore presso il Re di Francia. Argomento di questa lunga e importantissima lettera è il costo della pace tra la Chiesa e Firenze (a seguito della guerra di papa Sisto IV contro la città, provocata dalla reazione dei Medici alla Congiura de’ Pazzi), e al contempo la revoca della scomunica per Lorenzo il Magnifico ed i maggiorenti fiorentini. L’astutissimo Vespucci informa Gaddi (presso il re Luigi XI di Francia) di essere riuscito a ridurre di molto le richieste del Papa per la concessione della pace e la cancellazione della scomunica, in termini sia di denaro che di galee da utilizzare contra il Turcho (siamo nel periodo della prima guerra turca). Per soddisfare la richiesta economica di Sisto IV senza gravare sulle casse di Firenze, Vespucci ottiene dal Papa stesso, con mossa magistrale, la possibilità di imporre pesanti imposte ai preti toscani; in proposito scrive beffardo: in effecto questi preti cianno scomunicato et interdecti et loro faranno la spesa per ricommunicarci. Nel seguito della lettera, Vespucci accenna alle complicate situazioni degli arcivescovadi di Pisa e di Brescia, alla restituzione di terre, al duca di Calavria (Calabria: Alfonso II di Aragona, che un anno dopo guiderà le truppe di liberazione di Otranto dagli ottomani), ai veneziani che per soldi aiutavano i turchi: Viniziani […] che portavano a prezo Turchi et altre cose dalla Vellona [Valona] a Otranto, alle liti tra Venezia e il Signor di Favenza [Faenza] ecc. Vespucci inoltre scrive a Gaddi che la scomunica cancellata dal Papa riguardava anche il Re di Francia [Luigi XI], che aveva parteggiato per Firenze: E stato gran fatiche acordare il Papa vogli condescendere a absolvere gli altri che non fussino nostri subditi. Avisandovi che in quelle scomuniche vi era compreso il Re e tutto il mondo (tout le monde, cioè la corte del Re). Vespucci inoltre conferma quanto già si sapeva circa la mancata cattura del bassa (Gedik Ahmet Pascià, comandante dell’esercito e della flotta di Maometto II) e descrive le navi catturate ai turchi: 14 palandree (palandre: grandi imbarcazioni a vela a fondo piatto), 4 fuste (galee sottili di basso pescaggio) e una nave di trecento botte (nave da circa 190 tonnellate di stazza). L’ultima parte della missiva riguarda l’esortazione degli oratori franzesi al Papa affinché favorisca la pacificazione dell’Italia, legandola alla disponibilità di Luigi XI a partecipare alla costosa guerra contro i turchi: fu la loro expositione in exhoratre la Santità di Nostro Signore a pacificare Italia et offeriva la Christianissimo Re volersi collegare con quelli volessino far lampresa contra il turco et spendere 300000 scudi lanno; in aggiunta a questo, gli oratori francesi chiedono al Papa una sorta di pacificazione francese: di obtenere una bolla come quella se facta per Italia che nessun principe oltramontano presuma di far guerra luno allaltro. Vespucci accenna anche ai: Mons. di Roano [Rouen], ai vicecancellieri di Noara, Siena, Malfecta, San Marco, Ulisbona, Milano, al vescovo di Thiano, al mio Mons. d’Argenton et d’Alba e al mio messer Carlo Visconti et a Maestro Antonio Calderini. Molto argute a pungenti, infine, sono due frasi del Vespucci; la prima è sui senesi: e Sanesi stanno in una gelosia maravigliosa de loro fuori usciti et fanno le guardie come se havessino il campo (militare) alluscio; la seconda è un consiglio a Gaddi, perché eviti di fare sciocchezze con l’amante giovane (insulfiore): vi ricordo guardarvi dalla Gianetona perche debba essere insulfiore et farebbivi scioccheggiare, siche vi conforto a tenervi alla Giana, la quale saluterete per mia parte. Salve mi Gadde. In questa hora se fornito la conclusione et le scripture tutte con la Santità di Nostro Signore e accioche voi habbiate el particulare spunto te ne aviso in breve. Le cose nostre quando veni qua erano ridocti in questi termini che il Papa per la nostra absolutione ci havea imposto che noi concorressimo con 15 galee con Sua Santità nella expeditione contra il turco et oltra a questo ci avea imposto per taxa ventimila ducati. Tutto ho ridocto che per la taxa et per le galee si paghi quindici mila ducati, la meta per tutto marzo laltra meta per tutto maggio et diensili 5 corpi di galee corredati di tutto et rincontro habbiamo da Sua Santità poter riscuotere dal residuo delle imposte de preti semila ducati et acci progato per tre anni la imposta de preti a cinque mila ducati per anno per lo studio di Pisa che è intorno alla spesa si li da: in effecto questi preti cianno scomunicato et interdecti et loro faranno la spesa per ricommunicarci. Circa al facto dello arcivescovado di Pisa se apuntato che monsignor habbi larcivescovado: da altro canto che e governatori stiano tali che la Signoria se ne contenti. De frutti passati consumati non si ragioni che la
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