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GONNELLI
CASA D’ASTE
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Il bellissimo manoscritto tardo cinquecentesco si
presenta con testo e disegno corrispondente, fronteggiati
rispettivamente sulla carta sinistra e su quella destra; il testo
spiega in termini di costruzione geometrica il problema di
misurazione topografica illustrato nel disegno a fianco. Sulla
carta 1
r
una mano più tarda di quella del testo, settecentesca,
attribuisce al 1600 la stesura del manoscritto. Non volendo
cedere alla tentazione, sia pur suggestiva, di collegare
questa data piena e netta a quella della pubblicazione di
Filippo Pigafetta (
Canzone del S. Gio. Battista Elicona […] Con
l’annotationi del S. Filippo Pigafetta
. Roma: 1600) nella quale
viene descritto lo Stanzino del Principe Ferdinando I, si
può comunque ritenerla una attribuzione correttamente
indicativa; infatti la mano del testo si rivela tardo
cinquecentesca, con grafia e ductus estremamente regolari,
non di copista bensì autografi; i disegni sono di altissima
qualità grafica e mostrano una rara capacità di ambientazione
pur nel rigore dell’uso dello strumento misuratore
(tavoletta), l’attenzione alle proporzioni fra le entità di
piccole dimensioni (animali, figure umane) e le distanze sulle
quali si operano le misurazioni, proprio a voler accentuare le
altezze con le quali lo strumento viene a rapportarsi. Sempre
presenti anche i voli di uccelli, quasi a dilatare la profondità
dello spazio; straordinaria la raffigurazione di un gruppo di
musicanti e ascoltatori tratteggiati a penna con incredibile
fusione tra minuziosità del tratto e sintesi dell’immagine. Una
così alta capacità grafica, paragonabile a quella di un Giulio
Parigi, rende singolare la totale mancanza di documenti e di
altro tipo di attestazioni riguardo al personaggio Alessandro
di Carlo di Alessandro Pitti, al quale il manoscritto viene
attribuito. Dal contenuto e dalla maestria pittorica del
codice, si potrebbe ricondurre il suo estensore all’ambiente
fiorentino di cui ci testimonia Giorgio Vasari il giovane nel
suo «Raccolto fatto…di varii in strumenti per misurare con la
vista» (Giorgio Vasari il Giovane,
Raccolto fatto dal Cav Giorgio
Vasari: di varii instrunenti per misurare con la vista
. A cura di
F. Camerota. Firenze: Giunti, 1996). Negli ultimi decenni
del secolo XVI infatti, il granduca Ferdinando I progetta
una raccolta a carattere scientifico da collocarsi nella Stanza
delle Matematiche della Galleria degli Uffizi, in cui dovevano
trovare posto strumenti scientifici con le loro descrizioni,
carte geografiche, ed opere cartacee di supporto; la lettura
del «Raccolto» di Giorgio Vasari il Giovane, le descrizioni
degli strumenti e la loro raffigurazione si muovono
decisamente in questo ambito collezionistico e celebrativo
della scienza e della sua strumentaria, in un connubio di arte
e matematica che ben caratterizza anche questo manoscritto,
circoscrivibile alla stessa epoca e al medesimo ambiente.
La filigrana delle carte (aquila) è assimilabile al n. 208 del
repertorio del Briquet e indicherebbe la provenienza pisana
della carta negli anni 1575-1579. sennonché nessuna traccia
del passaggio di Alessandro Pitti nell'Università di Pisa si trova
attestata (
Acta graduum Academiae Pisanae
. Pisa: 1979-1980
).
Altrettanto dicasi per quanto riguarda una sua presenza
nell’Accademia del disegno fiorentina (
Gli accademici del
disegno
. A cura di Luigi Zangheri. Firenze: Olschki, 1999, 2
voll.). L’Alessandro di Carlo di Alessandro citato negli alberi
genealogici dell’Archivio di Stato di Firenze nasce il 1 giugno
1564 (ASF, Sebregondi 4257 e ASF, Ceramelli Papiani 3803 p.
2152) e viene definito «dottore matematico di gran merito»
e anche «peritissimo nelle scienze matematiche»; allo stato
attuale delle ricerche sembra essere l’unico della famiglia
che corrisponda come epoca e formazione (matematica) alle
caratteristiche dell’autore del codice. Non aiuta la ricerca
lo stato confusionale delle carte Pitti nell’Archivio di stato
di Firenze, confluite tra le carte Ginori Lisci, dalle quali è
emersa una ricevuta autografa di un Alessandro Pitti del 10